martedì 29 settembre 2009

venerdì 18 settembre 2009

MARTEDì 22 Settembre
alle ore17.30
presso la Libreria PAGINE di SPORT, Roma


Presentazione del libro di DARIO TORROMEO:



"E chiamavano me assassino"

Stanley Ketchel, il più grande dei selvaggi del ring.

E altre storie



ed.ABSOLUTELY FREE collana i dannati dello Sport



L’AUTORE:
Dario Torromeo, romano, classe 1949, è da 40 anni al Corriere dello Sport.Da inviato, ha seguito nove Olimpiadi, un Mondiale di calcio ed è stato testimone a bordo ring di tutti i più importanti eventi di boxe dal 1985 a oggi.Ha vinto due Oscar del pugilato e un premio nazionale Ussi.Ha scritto tre libri di boxe (“Come vedere un incontro di pugilato", “Uomini e pugni" assieme a Roberto Fazi, “Dodici giganti": vincitore di un premio al concorso letterario del Coni). Per due anni è stato telecronista di boxe per Stream-Tv.Vive e lavora a Roma.
Ed è da poco diventato nonno.
IL LIBRO:
Stanley Ketchel non sapeva né il suo cognome d'arte (con una o due elle?) né chi fosse il suo vero padre. La boxe gli ha dato più di una certezza: è stato campione del mondo dei medi; è stato soprannominato l’«Assassino»; ha sfiorato il titolo dei massimi. Per alcuni è stato addirittura il miglior peso medio di tutti i tempi. La vita, oltre alle incertezze, gli ha buttato in faccia anche molte delusioni, troppi dolori, una morte violenta a soli 24 anni. Stanley è riuscito a non essere fortunato anche dopo la morte. Per l’eredità suo fratello ha ucciso il suo presunto padre. Questo libro racconta dunque una storia di violenza, e di sofferenza estrema. Come lo sono spesso quelle di chi sale sul ring per conquistare una dignità che la vita quotidiana non è in grado di assicurare. Stanley è uno dei tanti pugili che hanno pagato tutto. Non era un assassino, ma neanche un buono, non è stato né vittima né colpevole. E solo la boxe ha saputo farlo esprimere.Dai tempi di Ketchel a oggi il pugilato è molto migliorato: i match non sono infiniti, le regole sono precise, non è più consentito a un atleta di battersi contro un altro che lo sovrasta nel peso. Si è insomma «umanizzato».
La vita di tutti i giorni, invece, per i tipi come Stanley è rimasta spietata.
(Sergio Rizzo, vice direttore Corriere dello Sport - Stadio)

giovedì 10 settembre 2009